domenica 1 giugno 2025
Pastorale dei bambini. Il cardinale Tolentino: la rivoluzione della tenerezza di Dio. La sociologa Marina D’Amato: troppe contraddizioni educative, un rischio “adultizzare” i piccoli
«Quando penso al mio papà mi viene in mente soprattutto la dolcezza»

Foto Siciliani

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Bambini protagonisti della vita ecclesiale. È una rivoluzione copernicana quella inaugurata da papa Francesco. Ridare piena dignità all’infanzia, non solo con frequenti riferimenti nelle omelie, nei discorsi, nella catechesi ordinaria, ma con una Giornata mondiale a loro dedicata. Inevitabile che anche il Giubileo delle famiglie, che si chiude stamattina con la Messa presieduta da papa Leone XIV, avesse uno spazio importante di riflessione dedicato ai più piccoli.

Ma quel è l’atteggiamento più corretto per dare spazio al protagonismo ecclesiale dei bambini, senza sdolcinature né banalizzazioni? «È una tensione spirituale e, direi, antropologica che deve accompagnarci sempre - ha osservato il cardinale José Tolentino - imparare a vedere il mondo con lo sguardo dell’infanzia. Non c’è conversione più urgente, più profondamente cristiana e autenticamente umana, di questa». La riflessione del prefetto del Dicastero per la cultura e l’educazione ha aperto, venerdì, il convegno su “La Chiesa dei bambini”. Dentro gli adulti a scambiarsi pensieri e opinioni. Fuori, nel cortile del palazzo di San Calisto tanti tavoli colorati per i bambini. Giochi e parole. E quelle del cardinale Tolentino sono state profonde e coinvolgenti. Ha parlato del messaggio cristiano come rivoluzione della tenerezza con un Dio che si fa bambino, capovolgendo ogni logica di potere e di grandezza. «Per questo, non possiamo pensare alla Chiesa dei bambini come a un ambito marginale, un’appendice pastorale o una nicchia di specialisti di pedagogia. Dobbiamo vederla - ha ribadito - come una Chiesa che si riconosce e si rinnova continuamente nel volto dei piccoli. Ogni bambino che nasce, anche il più fragile e indifeso, è un dono inestimabile per la famiglia e per l’umanità intera».

Ascoltare i bambini, dare loro spazio e rilevanza, non è una concessione gentile, ma - ha sottolineato con forza il porporato - «è un gesto radicalmente ecclesiale». Per questo la Chiesa non può tacere di fronte al dolore innocente di migliaia e migliaia di minori straziati dall’orrore delle tante guerre in corso. «Come può la Chiesa, corpo vivo di Cristo, tacere di fronte a questo grido straziante?», si è chiesto Tolentino che, poi dopo aver accennato alla teologia dell’infanzia come teologia dell’essenziale, ha spiegato che la Chiesa sinodale deve mettersi alla scuola dei piccoli, perché «una Chiesa che non li lascia parlare, che li relega al silenzio o li considera solo destinatari passivi della cura adulta, è una Chiesa che ha smarrito il senso più profondo del proprio futuro». E ha concluso invocando la riscoperta di una mistica a misura di bambino, perché quella - ha detto - è la lingua del Regno, l’avvio di un percorso per una riforma radicale della Chiesa che «sappia rimettere al centro la figura e la realtà dei piccoli».

Eppure oggi, come ha fatto notare padre Enzo Fortunato, guardando il mondo, ci sono ancora troppi bambini costretti a vivere la guerra, a fuggire dalle loro case, a perdere l’infanzia. «E mi chiedo: perché? Perché gli adulti non imparano dai loro errori? Perché continuano a costruire un mondo dove i bambini soffrono?». Dopo l’introduzione di don Michele Gianola, le domande di padre Fortunato, presidente del Pontificio Comitato per la giornata mondiale dei bambini, sono state in qualche modo raccolte dalla sociologa Marina D’Amato, docente all’Università di Roma Tre, che ha messo in luce le contraddizioni educative di una società giovanilista e superficiale, dove la confusione dei ruoli genitoriali determina disorientamento e contraddizioni. «Ho chiesto a 300 bambini di indicare quale fosse la caratteristica più rilevante dei loro papà. La risposta più frequente è stata la dolcezza. Il padre non è più quello che guida, accompagna e consiglia ma quello “che fa le coccole”. Che non sarebbe neppure una tragedia se la maggior parte dei padri non si limitassero a questo ambito di giocoso intrattenimento.

E, a fronte a padri sempre più evanescenti sotto il profilo educativo - ha fatto notare ancora la docente - abbiamo bambini sempre più “adultizzati”che crescono alla scuola deleteria del web, dei social, con stimoli così intesi e così frequenti da cambiare la struttura cerebrale dei piccoli. Testimonianze forti sono arrivate anche da Dacia Maraini - che ha inviato un messaggio sull’urgenza di costruire un mondo di pace per il futuro dei nostri figli - e soprattutto dalla pediatra americana di origini arabe Tanya Haj-Hassan, che ha raccontato il suo impegno umanitario a Gaza in un quadro di desolazione e di morte. Tra i tanti racconti strazianti, quello che riguarda un bambino a cui una granata ha riempito gli occhi di schegge devastanti. L’intervento della pediatra è valso a salvargli la vita e, quando si è risvegliato dopo l’anestesia, il piccolo ha chiesto: «Sento una bella voce, vuol dire che sono vivo o che sono arrivato in paradiso?».

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